Un diffuso errore di concordanza
Eh già, fare l’editor condanna a una spietata deformazione professionale. Siamo assediati dai refusi, dalle etichette degli alimenti ai dialoghi dei film. Ogni errore scovato ci provoca un sottile stridore mentale, un fastidio che i malcapitati che ci stanno accanto non possono comprendere.
In una piovosa domenica invernale ho caricato il DVD di Ribelle – The Brave, un film di animazione della Walt Disney. Non l’avessi mai fatto! I dialoghi sono zeppi di participi concordati con il complemento oggetto. Esempio:
“il libro che mi hai prestato mi ha aiutata molto” (sbagliato)
“quel film horror mi ha terrorizzata” (sbagliato).
I linguisti assimilano tali distorsioni nell’“italiano neostandard”, l’italiano parlato effettivamente in tutta Italia nei punti in cui si discosta dalla lingua delle grammatiche. Forme colloquiali ricorrenti modellano pian piano la lingua, che non è affatto un’entità statica.
Mettiamo il caso di dover fare editing su un manoscritto che presenta queste concordanze: la grammatica ci dice che con i tempi composti il participio debba restare invariato rispetto all’oggetto.
“Il participio passato (nei tempi composti) deve regolarmente restare invariabile e non accordarsi in numero e genere coll’oggetto plurale o femminile, quando questo gli sia posposto: deve invece accordarsi in numero e genere coll’oggetto medesimo, quando questo gli sia anteposto” (L. Serianni, Grammatica italiana, Utet, 1989).
C’è un unico caso in cui il participio va concordato obbligatoriamente con l’oggetto: quando il complemento oggetto è costituito dai pronomi atoni lo, la, li. “Hai chiamato i tuoi genitori? Sì, li ho chiamati”.