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La zia Geltrude e il branzino – Giovanni Zanzani

novembre4

“A Zara nel museo d’arte sacra sono conservati dei reliquiari a forma di mani. Nella penombra della sala espositiva quelle mani d’oro e d’argento si alzano in gran numero, una selva di mani protese che emerge dal passato a ricordare disperazione e speranza. È come se tra quelle mani avessi scorto quelle di zia Geltrude che mi chiedevano di aiutarla a portare alla luce la verità. Già, ma quale verità, zia? Sulla tua maternità espropriata? Sull’avvelenamento di don Fabio? O sulla missione che compisti a Zara dopo essere entrata a far parte della Croce Rossa? Nel giro di un anno ho scoperto tanti misteri sulla tua vita che non saprei da che parte cominciare. E se ci fosse ancora altro da svelare?
Ho deciso di tornare dal rigattiere con la speranza che sappia qualcosa sulla provenienza di quella foto. Un’altra corsa in motoscafo ed eccoci nuovamente nel porto di Zara. Quando siamo giunti per la seconda volta presso la bottega dell’antiquario l’abbiamo trovata chiusa. C’è un barettino a poca distanza, Anna e io ci siamo seduti a uno dei tavoli per far scorrere il tempo. Abbiamo parlato del più e del meno, ma intanto la nostra fantasia galoppava. Senza comunicarcelo entrambi speravamo che il vecchio rigattiere fosse in possesso di qualche notizia che ci aiutasse a scavare nella storia della zia. Stavamo bevendo un tè quando Taddeo Bircic è apparso in fondo al vicolo. Lo abbiamo invitato a sedersi con noi e abbiamo scoperto che Taddeo di cose ne sa un mucchio…”

           Giovanni Zanzani

 

Da giovane le sue grandi passioni sono il mare e la lettura. Poco più che ventenne costruisce con le sue mani un piccolo catamarano a vela che battezza Aureliano Buendia (una barchetta a vela ancor più piccola l’ha varata a quattordici anni di età). La scritta color arancione percorre la fiancata sinistra dello scafo principale, si tratta di un modello polinesiano, scafo grande e scafo piccolo, in tutta la sua lunghezza. È esibendo quel nome clamoroso che se ne va a zonzo per l’Adriatico tra Rimini e Ravenna all’inizio degli anni ‘70. Tutto ciò che desidera è il mare aperto e un buon libro da leggere. Molto più tardi si ritrova dall’altra parte del foglio, quella dove siede chi li scrive, i libri. Questo gli fa provare la stessa trepidazione vissuta da quattordicenne, quando il vento forte lo sorprende al timone della sua prima barca.

 

Scrive racconti e persiste a farlo per diversi anni, nel frattempo naviga parecchio. Da Trieste fino alla costa turca visita isole, porti e città. Inevitabilmente comincia a scrivere di mare, prima ricordi di viaggio, poi brevi racconti. Uno di questi lo coinvolge particolarmente, la trama segue il viaggio di una barca a vela tra Lipari e Malta. La scrittura lo trascina in un modo che non aveva mai provato, se non nel corso di vere navigazioni. Si tratta di Logbook, uno scritto dalla struttura semplice nel quale compare per la prima volta Annibale Balsimelli, skipper degli anni trenta che ritroveremo in diversi altri racconti.

 

Negli anni Ottanta redige, dopo un discreto lavoro di ricerca nelle biblioteche bolognesi, la storia della vita e delle vicende del conte Francesco Zambeccari, figura romantica di pilota di mongolfiere e primo assoluto volatore notturno. L’opera, corredata di illustrazioni tratte da documenti dell’epoca (fine ’700-inizio ’800) venne pubblicata nel ’96 nell’annuario della Società Torricelliana di Faenza.

 

Negli stessi anni partecipa con brevi racconti ad una delle prime riviste letterarie online italiane. Si tratta di Incubatoio 16, ancor oggi rintracciabile in rete. Un editore privato, Edizioni Tunnel, nel ’97 ne trae un’antologia di narrativa in embrione che si vende nelle librerie, nella quale a suo giudizio colloca le storie migliori apparse sulla rivista. Con Il signor Arturo e le scale Zanzani ha l’occasione di comparire accanto a Lucarelli, Pinketts, Rigosi, Baldini, Vinci ed altri. Del Signor Arturo rimangono le storielle pronte per la rivista, la quale, però, smette di uscire dopo pochi numeri. Raccolte sotto il titolo Come fu che il signor Arturo perse una scarpa, le pubblica Lampidistampa. Recentemente le ha rese disponibili online il portale www.sburover.it. Sullo stesso portale Giovanni Zanzani ha curato la rubrica di costume Cronache dalla Campuria. Su Sburover inoltre sono stati pubblicati a puntate Logbook e La crociera, quest’ultima con illustrazioni. Ora è in corso di pubblicazione a puntate quindicinali Un’estate romantica per il comandante Balsimelli, anch’essa arricchita da illustrazioni. Tutte le opere sono scaricabili gratuitamente sia in formato pdf stampabile, sia in formato e-book.

recensione su La Repubblica

 

La zia Geltrude e il branzino, lavoro pubblicato da Marlin nel 2008, si svolge in una delle isole della costa dalmata al largo di Zara. Il periodo è quello dell’ultimo conflitto mondiale e la storia si dipana fino ai giorni nostri. È un romanzo dove una drammatica verità impiega molti anni per venire alla luce. Il racconto ottiene una recensione su La Repubblica nel numero del 7.10.2008.

 

 

 

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