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Editing di manuali operativi e libretti di istruzioni

aprile22

Visto che è stata la mia occupazione principale nelle ultime settimane, scendiamo nei dettagli dell’editing tecnico applicato a manuali operativi e libretti di istruzioni.

Tanto per cominciare, l’intenzione di offrire un manuale di istruzioni chiaro e formalmente corretto fa onore al venditore. Equivale a una dichiarazione di rispetto nei confronti dell’utente.

E per l’editor è una bella gatta da pelare: bisogna familiarizzare con la terminologia specifica, per poi esporre i concetti con la massima semplicità e brevità.

In molti casi la richiesta principale è la traduzione di manuali operativi dall’inglese all’italiano, dato che numerosissimi dispositivi sono di fabbricazione estera. Ecco, allora, un passaggio intermedio di ulteriore approfondimento lessicale per la trasposizione dalla lingua originale alla lingua di destinazione.

Quali risorse ci vengono in aiuto?

1. Il sito web dell’articolo. Sfogliando le pagine web si scovano anche informazioni non strettamente tecniche, come ad esempio il target di utenti o i campi di applicazione. E vi assicuro che non sono dettagli superflui: se non si conosce un settore non si ha la minima idea di dove si espandono i suoi confini.

2. I siti web dei competitors. Come comunica chi propone un prodotto simile? Cosa sottolinea nella presentazione del prodotto? È presente una pagina di informazioni tecniche a cui gli utilizzatori possono far riferimento se hanno bisogno di supporto nell’uso del prodotto?

3. Le risorse di traduzione in contesto e i relativi forum, che ho descritto in un precedente post. Per fare un esempio: “tank” = vasca/tanica/cisterna/carro armato. Occhio!

4. Creare una pagina “memo” di appoggio in cui annotare:

- come ci si rivolge all’utente: modalità impersonale, “tu” o “voi”;

- le voci del sommario, affinché corrispondano ai titoli dei paragrafi;

- le varie definizioni utilizzate, di modo che, ad esempio, “tank” sia sempre riportato con il termine “cisterna”. Preservando la coerenza del contenuto;

- ogni elemento ricorrente che debba rimanere invariato in tutto il testo. Sembra un consiglio stupido, ma con manuali lunghi si rischia di scivolare sui dettagli. E noi aspiriamo alla perfezione.

Buon lavoro!

Un diffuso errore di concordanza

aprile2

Eh già, fare l’editor condanna a una spietata deformazione professionale. Siamo assediati dai refusi, dalle etichette degli alimenti ai dialoghi dei film. Ogni errore scovato ci provoca un sottile stridore mentale, un fastidio che i malcapitati che ci stanno accanto non possono comprendere.

In una piovosa domenica invernale ho caricato il DVD di Ribelle – The Brave, un film di animazione della Walt Disney. Non l’avessi mai fatto! I dialoghi sono zeppi di participi concordati con il complemento oggetto. Esempio:

“il libro che mi hai prestato mi ha aiutata molto” (sbagliato)

“quel film horror mi ha terrorizzata” (sbagliato).

I linguisti assimilano tali distorsioni nell’“italiano neostandard”, l’italiano parlato effettivamente in tutta Italia nei punti in cui si discosta dalla lingua delle grammatiche. Forme colloquiali ricorrenti modellano pian piano la lingua, che non è affatto un’entità statica.

Mettiamo il caso di dover fare editing su un manoscritto che presenta queste concordanze: la grammatica ci dice che con i tempi composti il participio debba restare invariato rispetto all’oggetto.

“Il participio passato (nei tempi composti) deve regolarmente restare invariabile e non accordarsi in numero e genere coll’oggetto plurale o femminile, quando questo gli sia posposto: deve invece accordarsi in numero e genere coll’oggetto medesimo, quando questo gli sia anteposto” (L. Serianni, Grammatica italiana, Utet, 1989).

C’è un unico caso in cui il participio va concordato obbligatoriamente con l’oggetto: quando il complemento oggetto è costituito dai pronomi atoni lo, la, li. “Hai chiamato i tuoi genitori? Sì, li ho chiamati”.

 

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